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Aspetta…Tu corri anche d'inverno?

Aspetta…Tu corri anche d'inverno?

1993

La risposta e' si. Ovviamente. Si capisce! Perché non dovrei correre anche d'inverno? Dicembre e con lui le temperature ben sotto zero e serate piene di smog, quando sembrava che mi faccio strada sulle strade deserte di citta con polmoni di un fumatore piu accanito, erano tanti, tanti anni fa dei fedeli compagni nelle mie prime esperienze di corsa. Quando fuori non c'era nessuno, quando c'era il silenzio. Quando l'incantevole calma delle prime giornate di dicembre teneva la mano al battito cardiaco rialzato ed i pensieri si sentivano chiaro e forte come non mai. Quando le luci di citta, del tutto al bordo della citta, li dove si cominciava a sentire le stelle, perdevano il loro bagliore e al medesimo istante, all'atleta interrogativo si rivelavano, in qualche parte tra il cuore e la coscienza, le inimmaginabili distanze.

 

Proprio li si e' fatta avanti l'idea – e se facessi un passo in avanti? Fino al prossimo luogo. Avanti, attraverso il ruscello, fino al fiume e poi lungo esso sulla prima collina. Avanti, chilometro dopo chilometro. Passando i giganti addormentati, rivestiti di alberi. Lungo i campi segnati dal tempo dimenticato e tranquille radure sonnecchianti. Passando prati imprevedibili, secondo suggestioni letterarie di prati profumati, fino alla prima collina. Poi, sopra di questa, sulla montagna, su Brana! Lontano, all'orizzonte. Quell'orizzonte che osservi desideroso, giorno dopo giorno, e che risveglia in te prima il disagio e poi le domande aghiformi che portano inquietudine, desiderio, motivazione, attivazione ed infine ribellione.

 

 

Ribellione del movimento

Si, corro anche d'inverno. Ogni inverno. Anche per rivivere la nostalgia, incontrare il neofita che affronta i suoi primi passi di corsa nelle quasi distrutte scarpe da pallacanestro e con abiti che oggi provocherebbero qualche risata. Cosi un sabato mattina di dicembre, sono andato a prendere la bicicletta, con la quale sono caduto, come da proverbio, nel burrone della strada, ritornando da una festa nelle prime ore della mattina. Non riuscivo a trovare la bicicletta del nonno, a causa dell'eccessiva ubriachezza, per cui ho continuato a piedi. Quando mi svegliai la mattina dopo, ho avuto una sorta di visione di me stesso, come nel cuore della notte, zoppicando e cantando KUD Idijote (gruppo Croato degli ’80, traduzione del nome: DOVE Idiota), stavo cercando la bici smarrita. Quello che ho visto non mi e’ piaciuto affatto e quindi ho preso il primo paio di scarpe da ginnastica che ho trovato, me le sono meso a piedi e sono partito.

I movimenti ripetitivi apportano all’individuo la possibilità di un introspezione piu profonda. E se questo avviene in circostanze specifiche puo ben accadere che si ritrovi nel momento di ispirazione proustica. Durante una riflessione attiva, puoi sempre estrare l’essenza e ripulirla da zavorre, troppe parole, pensieri, persone, incontri e conoscenze. Ti porta nei luoghi in cui ti ha indirizzato e ti ha toccato più concretamente la vita. Ti ricorda del tocco dei raggi di sole, la forza cruda di una goccia di pioggia, la sincerità affilata come un rasoio del respiro di una fredda mattina d'inverno, la gentilezza che germoglia al tocco di un possente tronco di faggio e della tenerezza della nebbia che a volte ti accompagna lungo la strada.

 

E lo confronta con i ricordi.

 

 

2020/21

Questi sono numerosi, estensivi e piacevoli ogni volta percepiti ed accettati come caldo rifugio, quando le giornate mostrano i denti. Naturalmente non sono solamente belli e confortanti, in quanto tali non potrebbero riempirci di esperienze e conoscenze.

 

Ricordi…Ricordi anche dei tempi, quando la corsa era – specialmente la corsa in compagnia di piu persone ed in orari e luoghi determinati – pio o meno vietata.

 

Quando la corsa e diventata – movimento della ribellione.

 

Siamo arrivati al luogo d'incontro con le luci semiaperte. Ci siamo salutati un po’ diffidenti, con il desiderio di andare al quanto prima nella foresta, sui nostri sentieri, per una dose di (a)normalità. Gravati ognuno con la propria storia, che l'abbiamo portata sulle spalle, abbiamo voluto andare il prima possibile e goderci quei momenti eccessivi, che ci aspettavano nell’invernale paesaggio addormentato. Momenti composti di sfumature distintive di buio, odore della natura in sonno, fango e neve, muschio, legno e foglie in decomposizione, elleboro, il proprio battito cardiaco rialzato, si anche un pizzico di testosterone, e allo stesso tempo sincera curiosità fanciullesca, giocosità e sincerità. Momenti che non incontri e che non puoi incontrare da nessun'altra parte.

 

Siamo partiti, con sorrisi invisibili sui volti, intraprendendo le strade, che solo pochi conoscono. Sulla testa della colonna correva sempre e ci guidava in modo sicuro il grandissimo caniaccio nero, beaucerone, che conosceva ogni svolta e direzione, dove girare, ogni posto dove ci saremmo fermati, per aspettarci e raccogliere la colonna. Ogni angolo, dove qualcuno all’incontro con la grande divinità potrebbe ululare nel buio dalla pura gioia. Ogni salita, dove la mandria alla fine si zittirà per dedicarsi alla sopravvivenza. Siamo partiti sapendo che ne abbiamo bisogno e che siamo grati per ogni passo che possiamo fare insieme.

 

Una sera di dicembre iniziammo a correre con nebbia fittissima. Incredibile come puo essere genuina ed impenetrabile la nebbia a Lubiana. Pero anche in una zuppa cosi densa si puo trovare la traccia di romanticismo ed attraente intangibilità. Per il primo chilometro ci siamo chiesti sottovoce e brontolando se accendere o meno la lampada. La luce riflessa di solito ti acceca ancora di più e ti priva del potere di orientamento. La nebbia era impregnata di umidità, che quella sera sembrava essere particolarmente fastidiosa. Il freddo era mitologicamente presente e l'umore di conseguenza. Un atleta esperto sa che in questi momenti è meglio racchiudersi in se stessi, attaccarsi ai talloni delle scarpe del compagno di fronte ed aspettare tempi migliori. Bene, questa volta sono davvero venuti. In mezzo alla ripida salita sulla cresta di Jeterbenk, la nebbia inizio a dissolversi, ed il respiro divenne passo dopo passo piu facile. Oltre al respiro, si e’ rilassato anche il ritmo del movimento, che con nebbia, piu che alla velocita ed eleganza, si orienta verso la sicurezza ed affidabilità. Il ritmo piu rilassato e’ stato seguito dal pensiero giocoso e quando abbiamo raggiunto la cresta, il coperchio di nebbia e’ rimasto finalmente sotto di noi. Ci siamo fermati li, esposti alla benefica inversione ed al limpido cielo invernale senza tempo. Chissà chi ha condiviso con noi la stessa visione del cielo quella notte? La sensazione imponeva che non fossimo soli. Sbattemmo le palpebre noi, e le sbatterono anche le stelle. Anche la luna ha partecipato, in modo che non brillasse troppo, il che ha permesso di rivelare inconsapevolmente davanti ai nostri occhi quasi tutte le costellazioni invernali, le stelle, i pianeti, nonché alcuni punti bianchi in movimento sconosciuti. Completamente liberati e risvegliati per alcuni istanti, in un'unità primordiale con la natura, Abbiamo salutato tutto questo con un ululato supersonico dalle profondità inimmaginabili.

 

Il resto della serata trascorse in silenzio, profonda riflessione e contemplazione.

 

 

Ed il raffreddore?

C'e' sempre questa opzione, ovviamente. Cosi come lo puoi prendere durante lo sci di fondo, slitta, pattinaggio, sci, giocando sulla neve, facendo il pupazzo di neve o qualsiasi altra attività invernale. Soprattutto se la affronti impreparato, poco attrezzati o per forza. Personalmente non ho avuto a che fare con il raffreddore invernale per la sola ragione del movimento. Anche perché in tutti questi anni di insonnia invernale seguo costantemente lo stesso protocollo. La base di tutto questo e' in prima linea l'adeguata preparazione fisica. Senza di questa, da nessuna parte. Di seguito il protocollo prevede la vestizione a strati, con lo primo strato caldo e in lana merino. Specialmente le mutande, calze e guanti hanno un significato fondamentale. Tutto comincia e finisce li.

 

Dopodiché ti metti altri strati in base alla sensazione e principio – termooo, che si caldooo e bellooo. Veramente, senza l'adeguata attrezzatura calda e di qualità, non vi avventurate fuori nelle fredde notti invernali, specialmente se siete interessati alle lunghe distanze. Oltre all'impenetrabile primo strato, sarete grati alle tights o pantaloni di alta qualità, ottimo strato superiore, che oltre al calore, consente ance un ottima traspirabilità. Per non farci annusare e vedere gli amici voltarsi se ci ravviciniamo per piu di 20 metri. Lupetto, felpa, jersey da bicicletta o un leggero piumino – tutto fa parte del piano, pero la decisione quale sia il pezzo piu importante e quale vogliamo indossare, si differenzia per ognuno di noi.

 

Il consiglio che viene fornito con questo argomento è: esci e prova. In altre parole, pensa a cosa ti piace indossare durante gli altri sport, e regolalo un po' alla corsa - di solito basta uno strato in meno e la soluzione verrà trovata rapidamente. L'acquisto di qualche capo di abbigliamento nuovo è sicuramente un'opzione. Oh, che non mi dimentico che uno dei pezzi chiave del guardaroba invernale è sicuramente il buff. Ne ho sempre di più nel mio zaino da corsa. Per le orecchie, il collo, per il viso, se è piu di -15, e per intercettare le gocce di sudore, o se il primo in colonna pensa che il ritmo sia troppo turistico in un dato momento e bisognerebbe accelerarlo come solo l’ego maschile lo puo fare. Buuuf, miei cari. Non affrontate le condizioni invernali senza lo zaino da crosa, contenente qualche riserva. Riserva di abbigliamento, lampadina di riserva, e la pellicola.

 

O si, la astro pellicola, primo soccorso (grappa NON fa parte del primo soccorso), cibo e bevanda ed ovviamente i ramponi da corsa. Il mio collega dell’associazione alpina mi tirerebbe le orecchie, pero voglio correre il rischio. Insieme all’avviso che con le mini catenine, ramponcini non diventate super alpinisti del tipo Reinhold Messner, pero tuttavia vi forniscono una sorta di soluzione di emergenza. Soprattutto se siete un neofita del trail, in parole povere una ignorante bestia da strada, senza la bastante esperienza in natura. Se la situazione sui trail li fuori è ghiacciata, eccessivamente nevosa o qualcosa di incontrollabile, rimanete nella valle. La giornata è troppo breve in questo momento, le temperature e le condizioni non sono molto piacevoli, quindi non vale davvero la pena rischiare.

 

Aspetta…tu corri anche d'inverno?

La risposta e sì. Certamente. Si capisce! Perché non dovrei correre anche d'inverno? Corro d'inverno anche perche questa e' una stagione…in estinzione. Si sta estinguendo e scomparendo davanti ai nostri occhi. L'aumento delle temperature e il cambiamento climatico sono qui da anni! Fortunatamente, ho iniziato a raccogliere quei genuini sentimenti invernali attraverso i passi di corsa quasi 30 anni fa, quando fuori faceva ancora davvero freddo. Quando scricchiolò più volte sotto i piedi la neve gelata con piu di meno dieci gradi sotto zero. Quando non era sicuro sputare troppo in giro, o dovevi farlo con molta determinazione. Quando il buff dopo poche centinaia di metri di corsa è diventato duro come la pietra (condensa). Quando il naso era congelato. Quando ti sei reso conto con gratitudine del potere del movimento e del calore in tutta la loro integrità. Sia durante che dopo l'attività. Come si è accumulata e si sta accumulando la base per tutte le fatiche e le vicissitudini che ne conseguono. Muhammad Ali affermo una volta che i campioni nascono lontano dagli occhi o dai fari. Le serate invernali sembrano perfette per questo.